Carini - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
Chiesa Madre
 Radicalmente rimaneggiata nel XVIII sec, presenta sul fianco destro un loggiato e degli interessanti pannelli in maiolica che raffigurano il Crocifisso, l'Assunta, S. Rosalia e S. Vito (1715). All'interno sono degni di nota la pregevole tela dell'Adorazione dei Magi del toscano Alessandro Allori (1578), artista di primo piano presso la corte medicea, e, nell'omonima cappella, un prezioso Crocifisso ligneo seicentesco con corona d'argento e croce d'agata, posto su un imponente altare incorniciato da espressive statue in stucco di Procopio Serpotta.
 Oratorio del SS. Sacramento - Edificato accanto alla Chiesa Madre verso la metà del XVI sec., possiede un interno interamente rivestito da una meravigliosa decorazione a stucchi (XVIII sec.), opera del trapanese Vincenzo Messina, caratterizzata da sculture allegoriche a grandezza naturale (Fede, Carità, Fortezza e Penitenza a sinistra: Speranza, Giustizia, Grazia Divina e Chiesa Cattolica a destra) e da figure più piccole che poggiano su mensole poste al di sotto delle finestre, raffiguranti scene collegate con il mistero dell'Eucarestia. L'insieme è ulteriormente arricchito da motivi decorativi tipicamente serpottiani: putti, ghirlande di fiori e frutta, stemmi araldici e grottesche. Al soffitto, affresco del Trionfo della Fede.
 Chiesa di S. Maria degli Angeli - In via Curreri, alle spalle della Chiesa Madre. E' la chiesa dell'ex-convento dei Cappuccini, a navata unica, con belle cappelle laterali rivestite in legno intagliato. Da ammirare un Crocifisso ligneo, opera del cappuccino Fra' Benedetto Valenza (1737), che eseguì anche la decorazione rococò della cappella che lo accoglie e in cui sono incastonati piccoli reliquiari.
 Chiesa degli Agonizzanti - Via Roma. Ultimata nel 1643, presenta al suo interno una ricca decorazione a stucchi bianchi e dorati, in cui graziosissimi putti, aquile, ghirlande di fiori e frutta incorniciano un ciclo di affreschi che ha per tema la vita della Madonna e che culmina nell'affresco della volta (Apoteosi della Vergine). Al centro delle pareti laterali due piccole scene in stucco, sotto gli affreschi, rappresentano la Morte di S. Giuseppe e della Madonna.
 La chiesa di S. Vito conserva ancora una statua del Santo omonimo, patrono del paese, datata 1581; un bellissimo portale esterno reca la data 1532. Vicino a questa chiesa, sulla destra è visibile la torre di Vita, una torre di guardia e di difesa risalente al XII secolo, che insieme alla torre della Monaca e alla torre Muzza fungevano da avamposto al castello. Ritornando nella piazza, con al centro una fontana in pietra di Billiemi, un posto di primo piano occupa la chiesa Madre  (oggi dedicata all'Assunta, in origine a S. Sebastiano), costruita alla fine del XV secolo ed ultimata alla fine del 700: la facciata è caratterizzata da due campanili, uno rimasto incompiuto , è stato adattato a torre dell'orologio; l'altro rifatto nel 1931, poiché un fulmine lo aveva distrutto. In quell'occasione le piastrelle maiolicate che ricoprivano il campanile furono risistemate sul muro esterno destro della chiesa. Esse raffigurano: il Crocifisso, S. Vito , l'Assunta, S. Rosalia. Sono firmate e datate Giorgio Milone 1715: L'interno della chiesa è a croce latina ,in stile neoclassico; è diviso in tre navate ed è arricchito da numerose tele di grande valore (Adorazione dei Magi, del 1578, del toscano Alessandro Allori; una lavagna di Giuseppe Salerno raffigurante "Cristo crocifisso tra S. Francesco e Sant'Onofrio", ecc. ) affreschi e decorazioni a stucco (gli affreschi sono di Giuseppe lesta eseguiti nel 1795). Interessanti sono all'interno: un tabernacolo in marmo quattrocentesco, raffigurante Cristo con i simboli della passione; un acquasantiere in marmo di scuola gaginiana, datato 1496. In una cappella laterale è custodito il seicentesco Crocifisso ligneo, con croce d'agata ed una corona d'argento, che viene portato in processione il 14 settembre durante la festa del SS. Crocifisso dal 1904.
Il Castello
 Sorto tra il 1075 e il 1090 per volere di Rodolfo Bonello, il Castello venne restaurato più volte negli anni, soprattutto ad opera dei La Grua-Talamanca.
 Al suo interno, il Salone delle Derrate, oggi trasformato in biblioteca, presenta due begli archi in pietra quattrocenteschi sostenuti da un robusto pilastro.
 Molto suggestivo da ammirare il soffitto ligneo dipinto e intagliato del XVI secolo presente nel Salone delle Feste, con motivi decorativi a stalattiti di stile gotico catalano.
 Il Castello è famoso per il tragico episodio della Baronessa di Carini.
 Nel 1563 la bellissima figlia del conte Mussomeli, Laura Lanza, sposa di don Vincenzo La Grua, si innamora, corrisposta, di Ludovico Vernagallo.
 Il padre pensando al buon nome della famiglia cerca di porre fine a questa storia, ma l'amore che intercorre tra i due non si piega e il conte, padre di Laura, inferocito li uccide, l'onore della famiglia adesso è salvo.
 L'episodio col passare del tempo ha assunto i colori della leggenda e diventando uno degli argomenti preferiti da poeti e cantastorie.